La Crisi della PAC Post-2027 e i Crediti Natura

La Crisi della PAC Post-2027 e i Crediti Natura

La proposta di riforma della PAC 2028–2034 avanzata dalla Commissione UE ha scatenato una ferma reazione da parte del mondo del biologico europeo e italiano. Le principali associazioni—IFOAM Organics Europe, FederBio e AssoBio—condannano l’assenza di vincoli ambientali nella ripartizione del budget: in pratica, quasi l’intero bilancio agricolo rischia di diventare un sostegno al reddito basato esclusivamente sui pagamenti a superficie, mentre spetta agli Stati membri decidere autonomamente se destinare fondi a misure agro-ambientali. Secondo IFOAM, senza un impegno vincolante di almeno un terzo del budget PAC per i servizi ecosistemici e l’agricoltura biologica, si rischia una corsa al ribasso tra Paesi, con la sovranità alimentare e gli obiettivi ambientali seriamente in pericolo. FederBio ribadisce l’incongruenza tra l’obiettivo di portare al 25% la superficie coltivata a biologico e una PAC che non prevede impegni reali per finanziare tale crescita, mentre AssoBio definisce la proposta “un attacco diretto alla transizione ecologica”, chiedendo stabilità economica e prospettive di lungo termine per chi opera nel settore biologico.

In parallelo a questa crisi della PAC, la Commissione ha pubblicato nel luglio 2025 la Roadmap towards Nature Credits, un piano per avviare un mercato volontario per i crediti natura, ovvero certificati ecologici ottenuti da azioni misurabili a favore della biodiversità e dell’ambiente (ripristino suoli e zone umide, riforestazione, agricoltura rigenerativa ecc.). Lo scopo è coinvolgere capitali privati—imprese, enti, cittadini—con incentivi economici garantiti da certificazione indipendente, metodologie rigorose e regole anti-greenwashing. Commissione, stakeholder e ONG stanno formando un gruppo di esperti per sviluppare criteri, piattaforme tecnologiche e una governance entro il 2027. Il piano è ambizioso e guarda anche a progetti pilota in altri Stati membri. Tuttavia, alcune organizzazioni agricole avvertono: la Roadmap manca ancora di chiarezza su metodologie operative e strumenti tecnici. Senza una solida infrastruttura di certificazione e monitoraggio, il rischio è quello di creare un sistema inefficace o addirittura dannoso.

Il ruolo e la posizione centrale del biologico

Il biologico rappresenta un punto di forza e al contempo una contraddizione entro questo nuovo disegno. Da una parte, è riconosciuto come uno dei pochi sistemi con certificazione europea uniforme, ideale per produrre crediti natura di valore, grazie ai benefici ben documentati su suolo, biodiversità e qualità dell’acqua. Dall’altra, proprio perché efficace, rischia di essere penalizzato dalla PAC, che non garantisce risorse pubbliche significative per sostenerne l’espansione. I crediti natura emergono dunque come un possibile reddito aggiuntivo di mercato per gli agricoltori bio: ma sono ancora sperimentali, non sufficienti da soli e dipendono dalla volontarietà dei compratori. Inoltre, la loro efficacia è condizionata da standard rigorosi e piattaforme affidabili per evitare derive speculative e garantire integrità ambientale. In un momento in cui il settore agricolo ha bisogno di stabilità economica, la mancanza di una strategia integrata tra PAC e strumenti privati rischia di indebolire l’intero comparto agroecologico europeo.

Verso una PAC ibrida: piano pubblico-privato per la transizione verde

La soluzione, secondo le associazioni del biologico, non può limitarsi a scegliere tra finanziamenti pubblici o volontari: serve un modello integrato, ibrido e complementare, in cui la PAC includa vincoli chiari e fondi dedicati ai servizi ecosistemici, mentre i crediti natura mobilitano capitali privati per ampliare il raggio d’azione. Solo così si garantisce scalabilità, credibilità e una visione a lungo termine per gli agricoltori biologici. Serve una PAC rafforzata con una quota vincolata – almeno un terzo – per misure agro-ambientali, e al contempo un mercato dei crediti natura ben strutturato, con standard tecnici robusti, una governance europea chiara, trasparenza e inclusione dei piccoli agricoltori. In questo modo, l’agricoltura biologica potrà svolgere pienamente il suo ruolo di custode della biodiversità, capace di garantire sicurezza alimentare, lotta al cambiamento climatico e rigenerazione del territorio. Solo integrando visione politica e strumenti innovativi il Green Deal europeo potrà trasformarsi da promessa in realtà.

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